L’Energia rinnovabile e il Comune immobile

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, per stimolare il dibattito intorno a temi fondamentali per il futuro di tutti

Le Politiche energetiche del Comune di Ruvo di Puglia.

Produrre energia da fonti rinnovabili


Sentir parlare di Sostenibilità, oggi, è abbastanza frequente. E questo rappresenta un aspetto positivo dell’evoluzione della comunicazione se è vero, come è vero, che i cambiamenti culturali sono alla base di ogni concreta innovazione. In ogni campo di attività ed in ogni Comunità di individui. 


Il concetto di Sostenibilità non può che essere caratterizzato da una visione complessiva e integrata degli strumenti che rappresentano la via concreta per la sua stessa realizzazione: pianificazione, partecipazione, democrazia, sviluppo, rispetto, equità. Benché l’attuazione possa essere complessa, è altrettanto vero che non è più possibile pensare alla gestione dei territori secondo modelli di sviluppo che non pongono l’ambiente, e la sua complessità e vulnerabilità, al centro di qualsiasi azione amministrativa, imprenditoriale, sociale.

Il rischio del contrario è quello di trasformare in un nefasto boomerang il potenziale virtuoso che caratterizza le scelte cosiddette “verdi”, che si prestano facilmente a questa dicotomia: ne è un esempio lampante il tema dell’approvvigionamento energetico.

E’ indubbio, infatti, che la scelta della produzione di energia da fonti rinnovabili debba essere la strada maestra, per ragioni storiche, scientifiche ed economiche, ed è auspicabile che questa scelta diventi quanto più capillare possibile, a livello territoriale, prima di tutto, poi regionale e nazionale perché l’effetto diventi consistente.

Bisogna, però, prestare molta attenzione nel processo di valutazione di queste stesse scelte per evitare di spostare il problema da un comparto all’altro: il risultato sarebbe doppiamente frustrante. Non si può, nel caso degli impianti di produzione di energia, pensare di installare mega impianti eolici, fotovoltaici, a biomassa, senza considerare la sensibilità del territorio circostante, la sua vocazione storica, il suo potenziale di sviluppo, le persone che lo abitano, il paesaggio.

Ancora peggio sarebbe percorrere questa tremenda idea in assenza di una seria pianificazione in campo energetico che tenga conto di molteplici ed interconnessi aspetti: il reale fabbisogno energetico della Comunità interessata e forme di incentivazione per la micro-produzione e l’autoconsumo, la necessità di promuovere (con convinzione) politiche di educazione all’uso responsabile delle risorse, la programmazione in tema di risparmio ed efficienza energetica, i percorsi di partecipazione della cittadinanza alla definizione delle azioni sul territorio in materia di energia, il potenziale ruolo attivo del Pubblico nella gestione degli impianti di produzione.

Nei Comuni più piccoli, come il nostro per esempio, la gestione integrata di tutti questi aspetti appare (quando praticata con competenza e visione glocale dei beni comuni) più fattibile rispetto alle grandi Città. Per una volta tanto non occorre andare all’estero per apprendere esempi virtuosi: in Emilia Romagna sono ormai più di 20 i Comuni medio-piccoli che stanno adottando (volontariamente e, quando lo prescrive la legge, obbligatoriamente) la pianificazione, attraverso i PECI (Piani Energetici Comunali Integrati), tesa all’indipendenza energetica e come motore dello sviluppo locale. E con risultati del tutto soddisfacenti in termini di risparmio economico, di ambiente, di partecipazione e consapevolezza.


E a Ruvo di Puglia cosa accade? 

Purtroppo, ad oggi, l’unico effetto visibile dell’approdo delle tecnologie alternative in materia di produzione di energia è l’inizio di una colonizzazione aggressiva ed irresponsabile del territorio rurale pre-murgiano e murgiano con impianti industriali fotovoltaici ed eolici, di cui molti ancora a livello di proposta e di istruttoria amministrativa. Il tutto in assenza di una benché minima pianificazione, nel sostanziale silenzio delle Amministrazioni chiamate ad esprimersi in quanto responsabili delle scelte che si operano sul territorio di competenza e che, fatta salva l’iniziativa imprenditoriale, sono chiamate per mandato popolare a salvaguardare gli interessi dell’intera Comunità, soprattutto della parte più debole.

In assenza di un tale impegno è la voce del più forte a dominare e, spesso, la forza coincide con la maggiore disponibilità economica. 


Quale reale beneficio può apportare alla Comunità intera, e non soltanto ai pochi proprietari terrieri, l’installazione di mega impianti ad esclusivo appannaggio di chi lo realizza? Che valore hanno gli introiti delle royalties (magari poi spesi anche male) in confronto al deturpamento irreversibile di un territorio fruibile da tutti? Quale tipo di valutazione economica, di impatto ambientale e sociale si pensa di adottare in merito alle richieste di installazione, giacenti nelle sedi istituzionali, sul territorio ruvese? 

È emblematico il caso dell’impianto eolico denominato “Quarantavigne”, in itinere dal 2009, presentato dalle imprese “Fortore Energia SpA” e “Guastamacchia SpA” , ora Meltemi Energia S.R.L., e ricadente nell’agro di Ruvo con interessamento di diverse zone (Difesa Tarantini, Zio Venanzio, Patanella, Quarantavigne, Polvino di Cotugno, Torre del Monte): un enorme impianto eolico (potenza nominale di 66 megawatt, 20 aerogeneratori, ciascuno di altezza complessiva di 150 mt., 8 km. di nuove strade per la viabilità di cantiere e nuovi cavidotti per decine di km su strade comunali, le necessarie infrastrutture e l’interramento delle linee elettriche, stazione di trasformazione e smistamento) a ridosso del Parco nazionale dell’Alta Murgia, che irrompe nella visuale che dalla città si estende verso l’altipiano murgiano fino a Castel del Monte.

E’ il caso anche dell’impianto industriale fotovoltaico denominato “Rubis Solare” (località Bosco Zio Venanzio, agro di Ruvo di Puglia), proposto da Guastamacchia SPA, di potenza nominale di circa 12 megaWatt, insistente su circa 30 ha di suolo in contesto territoriale ad alta valenza ambientale con previsione di grande elettrodotto di connessione, con tralicci di sostegno alti circa 60 m e lungo circa 10 km per il collegamento dell’impianto alla sottostazione elettrica a farsi ; l’avviso del progetto è pubblicato in BURP 194 del 30/12/2010.

Corposo è il profilo di criticità (e, per alcuni aspetti, di illegittimità) evidenziato da Associazioni ambientaliste e di categoria (Forum Ambientalista-Puglia, Legambiente-Puglia, Lipu-Puglia , LIDA -Direzione nazionale, Pro Natura-Puglia, CIA regionale Puglia – Confederazione Italiana Agricoltori) e da alcuni movimenti di cittadinanza attiva (Fabbrica di Nichi – Ruvo). Allo scopo richiamiamo le osservazioni prodotte dalle citate Associazioni per la puntuale conferma.

Le documentate contestazioni riguardano diversi aspetti:

l’ubicazione dell’impianto eolico (prossimità di aree IBA-ZPS-SIC; contiguità del Castel del Monte, sito UNESCO, e cumulo degli effetti con altri parchi eolici nella zona circostante; insistenza diffusa e pregevole di siti archeologici e, in generale, di segni e testimonianze del paesaggio rurale e dell’identità territoriale e storica);

la tutela delle specie protette stanziali e migratorie (prossimità del Parco Nazionale dell’Alta Murgia);

la compromissione degli elementi di caratterizzazione territoriale (diffusa presenza di ATE “C” e “D” e di ATD di cui al PUTT/P-Paesaggio Regionale, oltre che di aree archeologiche e tratturi, come di tante testimonianze storico-culturali, boschi e vincoli – “galassini” etc.), vettori di valorizzazione compatibile dell’agro;

i contrasti con le norme tecniche di esecuzione (NTE) di cui al PRG comunale, specie in tema di tutela dei beni ambientali e storico-culturali del paesaggio (ambiti “C” e “D” del territorio comunale e relativi indirizzi e direttive di tutela – pagg. III-IV-V delle NTE- e normativa di tutela delle zone E3-vincolate delle stesse NTE), le quali sono a livello comunale immediatamente prescrittive per chi ha poteri di governo, prima di tutto;

il contrasto con l’atto di indirizzo adottato dal Comune al nuovo PUG (delibera di Giunta Comunale n. 370 del 23/12/2008), che indica come obiettivo strategico e primario la difesa del territorio e delle sue risorse e la conservazione delle stratificazioni di tutti i segni, compresi i tratturi, i muretti a secco, gli insediamenti rurali e tutto quello che rappresenta il paesaggio urbano e rurale (indirizzi poi confluiti nell’adozione del Documento Programmatico Preliminare con Deliberazione di Consiglio n. 77 del 11/12/2009 ed infine nella pre-adozione del Piano Urbanistico Generale –PUG- con deliberazione della Giunta Comunale .122 del 10 Maggio 2011, li dove, oltre alla tutela di tutte le componenti il paesaggio, si prescrive all’art, 29/s – aree panoramiche da tutelare- delle NTE :…”non sono ammissibili piani e/o progetti e interventi che comportino : – inserimento di strutture verticali visibili sporgenti dall’orlo, ancorchè aventi base sul versante sottostante”…);

sul piano naturalistico-faunistico: la carente analisi degli elaborati, la scarsa valutazione degli effetti perturbativi, la sottostima del pericolo per le colonie di Chirotteri e delle ripercussioni sulla popolazione locale e migratoria di avifauna e comunque delle componenti faunistiche, la non-conformità della Valutazione di Incidenza, l’assenza del parere del Parco Nazionale (obbligatorio quando si tratta di aree di rete Natura2000 ricadenti in area protetta).

Condividiamo pienamente l’osservazione secondo la quale “Ai noti impianti di eolico industriale che hanno colonizzato la ZPS in agro di Minervino, si aggiunge una moltitudine di interventi proposti che praticamente circondano la stessa ZPS in agro di Bitonto, di Toritto, di Grumo, di Cassano Murge, di Gravina, Poggiorsini, Spinazzola; per essi è del tutto assente una valutazione ambientale complessiva di tutte le proposte avanzate.

La Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e la Valutazione di Incidenza (VI) per singoli interventi , rischia di inficiarne ogni validità, in quanto la VIA e la VI deve essere realizzata su tutti gli interventi nel loro complesso; anche sulla base di quanto prescritto ai sensi della Direttiva-Cee 92/43 (Habitat) art. 6 comma 3 (“qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del Sito, ma che possa avere incidenze significative su tale Sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione di incidenza che ha sul Sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo”).

Così come anche richiamato dalla normativa nazionale di recepimento DPR 357/97 art. 5 comma 6 e 120/2003 art. 6 comma 3. Lo stesso manuale “Guida all’interpretazione dell’art. 6 della Direttiva Habitat CEE 92/43” (Commissione Europea- 2000) è chiaro e in proposito al par. 4.4.3. riporta: “ una serie di singoli impatti ridotti può, nell’insieme, produrre un impatto significativo. L’art. 6 comma 3 tratta questo aspetto considerando gli effetti congiunti di altri piani o progetti…


E’ importante notare che l’intenzione alla base della disposizione sugli effetti congiunti è quella di tener conto degli impatti cumulativi che spesso si manifestano con il tempo. In questo contesto, si possono considerare piani e progetti che siano completati; approvati ma non completati; o non ancora proposti”.

Il quadro di denuncia evidenzia, sostanzialmente, l’insistenza del layout dell’impianto eolico in ristrette zone eleggibili ma, allo stesso tempo, in un quadro d’area complessivamente ineleggibile, sia per ragioni storiche sia ambientali. Paradigmatica è l’immagine dipinta dalla Direzione del Parco dell’Alta Murgia in occasione di un recente incontro pubblico a Ruvo di Puglia (presentazione del libro “Controvento” di A. Caporale, ed. Mondadori): una situazione di potenziale assedio del sito naturalistico, per effetto di numerosi parchi eolici esistenti e potenziali, estremamente pericoloso per le specie viventi, alle quali vengono irrimediabilmente ostruite le vitali vie di fuga, oltreché compromissione delle componenti storico-culturali-naturali del Paesaggio.

A tutt’oggi, nonostante le numerose sollecitazioni, a quanto è dato sapere, il Comune di Ruvo non ha espresso, pur avendone il diritto-dovere, nessuna posizione, né tantomeno alcun parere urbanistico formale, riguardo al caso “Quarantavigne” e di “Rubis Solare” ; pur rappresentando, i progetti di tali impianti, una seria minaccia al concetto di Sostenibilità declinata sul territorio e pur in netto contrasto con le NTE del PRG vigente; con ciò, qualora fosse vero, venendo meno, ingiustificatamente, ai propri doveri amministrativi e, di fatto, col rischio di scaricare pilatescamente ogni responsabilità agli organi regionali preposti alla eventuale autorizzazione finale. 


Quantomeno non si ravvedono, in assenza di un contesto di pianificazione, i benefici per la collettività tutta. 

Pertanto ci aspettiamo che si esca dall’apparente e generalizzata inerzia, e quindi ci auguriamo l’interessamento di tutte le componenti consiliari comunali, perché non si sia spettatori passivi, li dove grandi processi di trasformazione del territorio, dal gradiente sociale molto alto, potrebbero essere prossimi alla realizzazione, sconvolgendo gli assetti programmatici locali (urbanistici-sociali-economici) sin qui perseguiti.

Auspichiamo che la posizione dei nostri Amministratori sia quella di ribadire la necessità di anteporre gli interessi collettivi dell’intera Comunità ruvese a quelli, seppur legittimi, dei Soggetti proponenti, nel rispetto del programma che lo stesso Sindaco ha promosso durante la sua campagna elettorale, e nel quale viene dato ampio risalto alla gestione sostenibile in materia di energia del nostro territorio, attraverso adeguati strumenti di pianificazione in grado di coinvolgere i cittadini e rispettare le componenti ambientali e storico-culturali del nostro territorio.

Cosi hanno fatto tanti altri amministratori comunali attenti, di altri comuni, da ultimi quelli di Cassano Murge, per analoghe situazioni ed analoghi progetti.

L’assenza di un’azione tesa a ribadire fortemente questi concetti, riconducibili a quello più generale di sviluppo autocentrato, sarebbe deleteria per gli effetti positivi che una discreta tradizione amministrativa urbanistica ha garantito: un territorio ancora sostanzialmente integro e adatto, più di altri, a scelte e modelli di sviluppo alternativo e sostenibile, a misura di individuo. E che come tale vorremmo fosse lasciato alla fruizione delle generazioni future.

In questa visione, il supporto politico da parte degli scriventi è assoluto. 



Ruvo di Puglia, Giugno 2012

Firmato dalle Segreterie cittadine di circolo:

SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’

FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

ITALIA DEI VALORI

Il presente documento è aperto alla ulteriore sottoscrizione di soggetti organizzati e singoli.