Il Comune in Default – 3. Le responsabilità di Fatone

Tutti ricordano lo scambio velenoso di manifesti tra Paparella e Fatone, due medici ex sindaci che si accusano reciprocamente di aver affossato il Prg (e di conseguenza la Città – con l’enorme contenzioso degli espropri, oggi arrivato in molti casi a sentenza definitiva).

 



Noi li abbiamo invitati ad un pubblico confronto su questo tema vitale per il nostro futuro. E l’88 per cento dei votanti al nostro sondaggio ha confermato questa necessità. Con il 7% di non so e solo il 4% di no. Praticamente, un plebiscito.


Finora, dai due interessati nessuna risposta.
 
Rimaniamo ovviamente aperti e disponibili a valutare argomentazioni e (soprattutto) documentazioni.
 
Ma nel frattempo lo studio delle carte mostra verità alquanto evidenti. 

Continuiamo a vederle.

Nel 2004 il Comune, per fare cassa, decide di vendere alcuni terreni nel comparto M.
Il comparto M – evidenziato in arancione

 

Naturalmente, vorrebbe farci più soldi possibile, e l’unica valutazione “ufficiale” disponibile è quella, ormai nota, dei 22 euro al metro quadro. Troppo poco, ovviamente.

Così il Comune decide di farli valutare nuovamente. E per fare ciò, nomina una specie di commissione (che avrebbe dovuto essere) super partes, imparziale: il famoso (o famigerato) Organo Terzo.

Il quale stabilisce che il nuovo valore di quei terreni è di 262 euro per metro quadro.

Un errore madornale. Perché i proprietari degli altri terreni, che da anni hanno perso il sonno a causa degli espropri brutali di cui sopra, stanno con tanto d’occhi e, vista la nuova valutazione, giustamente si scatenano.

Se i terreni del Comune – ragionano – valgono 262 euro al mq, perché i nostri, di analoga posizione e condizione, ne valgono solo 22?

Quindi integrano i loro ricorsi con la perizia dell’organo terzo. Dimodoché, quando i ricorsi vanno a sentenza, il Giudice ha un parametro ben preciso di riferimento, che a volte anche supera, a volte non raggiunge. Ma in tutti i casi, avvicina.

Si capisce quindi l’argomentazione del clan paparelliano: la colpa è di Fatone. Senza la sua supervalutazione, le sentenze non sarebbero mai state così onerose.

L’argomentazione però è errata e capziosa. 

Capziosa, perché tende ad accreditare la curiosa argomentazione che una concausa successiva (la supervalutazione dei terreni) abbia più valore, cioè più responsabilità, della causa prima originaria. Un po’ come se si dicesse che sì, il Po nasce dal Monviso; ma la vera origine dev’essere vicino Venezia, perché lì c’è più acqua.

Errata, ovvero sbagliata nella sostanza e in senso assoluto, perché da per scontato che, in assenza della maldestra perizia fatoniana, il Giudice avrebbe accettato il vecchio prezzo spoliativo di 22 euro o, comunque, non avrebbe mai e poi mai potuto raggiungere gli stessi parametri supervalutativi dell’Organo Terzo comunale.

Questa argomentazione avrebbe senso solo se si volesse dire che l’Organo Terzo ha deliberatamente truccato la sua valutazione. Ma sarebbe un’accusa pesante, che andrebbe fatta nelle sedi opportune e che al momento non risulta alcuno abbia fatto.

Perciò, si deve dedurre che non si metta in discussione l’onestà e/o la buona fede della commissione comunale. Ma allora ne deriva la logica conseguenza che i parametri trovati dall’Organo terzo sarebbero ragionevolmente stati trovati anche da una Commissione esterna nominata dal Giudice.

In teoria non si può neanche escludere che parametri trovati da una commissione realmente terza avrebbero potuto essere ancora più sfavorevoli per il contenzioso del Comune. Così come ovviamente avrebbero potuto esserlo meno. 

Ma, come si dice, con i se e con i ma non si fa la storia. Neanche quella amministrativa e tantomeno quella giudiziaria.

Per la cronaca, la delibera del 2004 è stata poi ritirata in autotutela dal Comune nel 2008. Perché così tanto tempo? 

Ma la questione è tecnicamente irrilevante, perché nel frattempo la frittata è stata fatta. La supervalutazione è stata data. E anche se la delibera fosse stata ritirata il giorno dopo, la valutazione sarebbe rimasta agli atti come dato oggettivo e, per di più, “terzo”.

In conclusione, le responsabilità di Fatone ci sono. Ma sono perlopiù di tipo presuntivo. La delibera del 2004, a meno che non si voglia fare esercizio di pesante dietrologia, è solo un colossale esempio di ingenuità politico-amministrativa. Di uno sguardo non adeguatamente lungo.
E di fatto il risultato supervalutativo di quella delibera è entrato nei processi; ha dato cifra ai risarcimenti.

Ma, di contro, non c’è alcuna evidenza che senza quella delibera i risarcimenti sarebbero stati diversi. Anzi, come abbiamo logicamente dimostrato, è ragionevolmente probabile il contrario. I risarcimenti imposti sarebbero stati con ogni probabilità simili; forse inferiori o addirittura superiori, ma senz’altro nello stesso ordine di grandezza.

Per dirla in temini giudiziari, ma ovviamente riferito all’ambito politico-amministrativo: Fatone va assolto, per aver commesso un fatto sostanzialmente irrilevante. Assolto, per insufficienza o mancanza di prove. E’ stata imperizia o ingenuità. Nessuna delle due è reato.
mario albrizio


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