Pino: 2 filmati



Ieri un articolo su stampa locale/regionale ha seminato una ulteriore dose di incertezza, e in alcuni di rabbia, per lo stato delle indagini sull’assassinio di Pino Di Terlizzi.

Il succo dell’articolo era che, a un mese dall’omicidio, si brancola nel buio.
 
Dal momento che, come RuvoLibera abbiamo più di chiunque altro dato attenzione e analizzato la vicenda, ci sentiamo di dire la nostra.

 
Intanto abbiamo sentito nuovamente le nostre fonti, che hanno confermato pienamente (per quanto, comprensibilmente, in via ufficiosa e con qualche cautela) tutto quanto abbiamo scritto fin qui. 
 
Ovvero, riassumendo per i più pigri: ci sono una serie di sospettati/indiziati/identificati a partire dalle immagini, su uno spettro piuttosto largo di situazioni e di città di provenienza. Tra le quali, ripetiamolo, non ci sarebbe la nostra. Usiamo il condizionale per ovvie ragioni di prudenza, ma le nostre fonti appaiono sicure su questo punto.
 
Il problema è che le immagini sono complessivamente poco chiare. E a tal proposito precisiamo che esistono almeno 2 filmati.
Uno, brevissimo, dell’interno, di cui abbiamo parlato. Uno, più lungo, dell’esterno del negozio. Quest’ultimo filmato dura una ventina di minuti (per la parte interessante).
 
Un tempo enorme, durante il quale i rapinatori/assassini sono ripassati più volte, indecisi per qualche motivo. A volto scoperto. Ma naturalmente bisogna ritenere che si siano accorti delle telecamere, tutt’ora ben visibili. Perciò è ovvio che non ci sono passati sotto facendo “cheese”.
 
Inoltre era buio (21.30 circa) e pioveva. Tutto questo, messo insieme, vuol dire immagini scure, poco nitide e che si mettono a fuoco con qualche difficoltà.
 
All’interno, invece, la situazione è degenerata in pochi secondi, al punto che le immagini, sicuramente più chiare, non sono però altrettanto nitide data la concitazione dei gesti.
 
Il risultato di tutti questi elementi è ovvio: i video sono stati mandati in laboratori specializzati (Ris o similari) e attrezzati per rendere il più possibile visibili e riconoscibili i protagonisti del crimine.
 
Si tratta di un lavoro certosino, estenuante, alla ricerca del dettaglio, del singolo fotogramma giusto e rivelatore.
 
Su questo lavoro, come su tutto il lavoro degli Inquirenti, bisogna avere fiducia e rispetto. È un lavoro che richiede il suo tempo. Ma che produce frutti più certi.
 
Su questo non finiremo mai di ripeterlo: meglio, infinitamente meglio avere i colpevoli con ritardo, piuttosto che degli innocenti sbattuti in prima pagina per la smania di fare presto. E siamo certi che i cittadini e i lettori sono d’accordo con noi.
 
Oltre ai video ci sono poi altri elementi che non vanno trascurati, a partire dall’auto usata. Ma anche su questo si può essere supersicuri che gli Inquirenti stanno indagando.
 
Senza contare che sono state fermate decine di persone, parecchie delle quali interrogate in caserma, probabilmente in diverse città. Da questi interrogatori, se è vero che non sono scaturiti dei fermi, possono però ovviamente essere venute fuori informazioni preziose per il lavoro di indagine.
 
Ricapitolando: è vero che il tempo passa e accettare che i responsabili di Pino siano a piede libero è ogni giorno più difficile.
 
Tuttavia NON è affatto vero che le indagini siano a un punto morto e che gli inquirenti brancolino nel buio. 
 
È vero il contrario. Che le indagini proseguono e che lo fanno nel miglior modo possibile, cioè cercando di coniugare i tempi dell’indagine con il sacro rispetto dei cittadini, cui va evitato in ogni modo di essere accostati a un episodio così terribile se non vi è la ragionevole certezza delle loro responsabilità.
 
Noi ribadiamo la nostra piena fiducia nel lavoro degli Inquirenti. Confermiamo la nostra totale disponibilità a fornire qualunque tipo di collaborazione ci dovesse essere chiesta, dalla pubblicazione del video all’analisi delle immagini e così via.
 
Confermiamo l’impegno a seguire costantemente questa vicenda fino alla sua conclusione. Confermiamo il nostro impegno per una Città Sicura.

Confermiamo, insieme a Ruvolive.it, l’azione di sostegno e di stimolo agli Inquirenti, e la richiesta, se e quando lo riterranno, di una conferenza stampa che faccia pubblicamente, per quanto possibile, il punto delle indagini. Sia per comunicare la bella notizia della cattura. Sia per chiedere l’ulteriore collaborazione della città e del circondario ove questa eventualità tardi ancora ad arrivare.
 
Siamo decisi ad andare fino in fondo a questa vicenda. Ne va della sicurezza di tutti, nostra e dei nostri figli. Guai se la città dovesse rassegnarsi e accettare il fatto compiuto.  
 
Così come siamo decisi a tendere una mano a quei ragazzi, se di ragazzi si tratta, non per vuoto perdonismo, che non ci appartiene (lo abbiamo già scritto con chiarezza); ma per capire le motivazioni di fondo di gesti così estremi, e cominciare magari a porvi rimedio nei limiti del possibile. 
 
Perché a volte ci sembra di vivere in una società che vuole l’ordine non costruendolo giorno dopo giorno, ma affondando la testa nella sabbia e magari aspettando vanamente l’uomo della provvidenza (che ovviamente provvederà solo a se stesso e ai suoi sodali).
 
Perché, da buoni medici della società, non trascuriamo affatto i sintomi, ma vogliamo curare le cause.
 
 
mario albrizio