L’Ultima Notte della Signora

 

Chissà se all’ultimo momento arriveranno i nostri. O perlomeno i suoi. O al minimo le sue.

 
Chissà se all’ultimo momento il Sindaco o un Assessore diranno: va bene tutto, ma farla esplodere no. I fuochi d’artificio li facciamo vicino. E lei sarà salva. Con noi. 
 
Tradizioni da cambiare

Chissà se qualche turista tornerà con nella macchina fotografica o nella videocamera la testimonianza di un miracolo, di una scelta di civiltà anziché dell’orrore bruciacchiato
del fantoccio di una donna fatta esplodere.
 
Chissà se all’ultimo momento un gruppo di cittadini e cittadine dirà: No. Basta con la violenza. Anche simbolica.
 
Chissà se a qualcuno verrà in mente che donne bruciate nei secoli ce ne sono state tante, e non solo donne.
E che questo atto incoscientemente barbarico, questa sentenza capitale già scritta sulla pelle simbolica della Quarantana ne è un truce ricordo, l’eco mai sopita di una violenza che grida giustizia attraverso i secoli.
 
Chissà se a qualcuno verrà in mente che, se negli anni di vacche grasse si bruciano i fantocci a forma umana, quando arriveranno gli anni di vacche magre non sembrerà poi così scandaloso bruciare direttamente esseri umani. È già successo tante volte…
 
Chissà se a qualcuno verrà in mente che i tempi sono cambiati. E che, nel mondo globalizzato, ciò che si fa anche nell’angolo più sperduto della più remota provincia dell’impero, vale come norma possibile: è come se si facesse in ogni luogo, anche se non nello stesso momento – poiché in ogni luogo potrà essere visto, e in ogni luogo diffonderà il suo sapore amaro, la festa della distruzione che rovina quella della resurrezione.
 
Chissà se magari, per un intervento nascosto o un miracolo divino, coloro che domani porteranno la processione del Cristo risorto – la massima espressione del rinnovamento e del valore della vita – si fermeranno ai piedi di questa povera vecchietta e ai mastrofuochi venuti ad appiccarla diranno: Ya Basta. Almeno oggi, non deve morire nessuno. Neanche simbolicamente.
 
Chissà se un gruppo di ragazzi e ragazze, e anche meno giovani, si sdraierà all’incrocio per condividerne simbolicamente la sorte, e così cambiarla – come nel video che abbiamo scelto per accompagnare la donna simbolica in questa sua ultima notte, prima dell’ultima alba.
 
Chissà se nella sera o nella notte qualcuno, alzatosi forse per sete o per assaltare il frigorifero, non passi su queste pagine e non decida di scrivere una parola gentile alla Signora condannata senza colpa. Di dedicarle una canzone, un pensiero, un fiore, nella chat del video che lasceremo in diretta fino a domani – pensando che non si dedica nulla agli altri, che poi non torni in dono, in qualche modo, a se stessi e alle persone care.
 
Chissà se qualcuno capitato per ventura sulla pagina di Facebook a chiedersi se E’ giusto, oggi, far esplodere e bruciare un fantoccio a forma di donna – quale che ne sia il motivo? non decida di farsi davvero quella domanda e cercare la risposta profonda che di sicuro si porta dentro.
 
Chissà se a qualcuno, magari per effetto della Pasqua, sarà più chiaro che queste non sono sciocchezze per turisti e perdigiorno, ma grandi battaglie di civiltà, che vanno combattute e vinte. Perché ciò che accade nella mente degli uomini, prima o poi accade anche nella realtà.
 
E allora soltanto, classicamente, ce ne rendiamo conto. Quando è troppo tardi.
 
Noi, per parte nostra, non potremo far altro che accompagnarla in questa lunga notte, la Notte delle Donne, della Cultura e della Civiltà. Sperando in un’alba migliore.
 
 
mario albrizio