Tutti in galera! (Ictu oculi…;-) 4.Fine

Colazione da Matteo


 


di 7fatti o comportamenti che comportino un giudizio di disistima
qui mi vorrei soffermare un po’. Perché questa è una delle due accuse più gravi e infamanti contenute in questo vergognoso documento.
 
Dal punto di vista umano, Matteo, io non ho disistima per nessuno. E sottolineo nessuno. Per essere ancora più chiari, apri il libro di storia e prendi un nome qualunque, in qualunque periodo. Io di sicuro non ne ho disistima, dal punto di vista umano. Perché sono un filosofo ed ho fatto mio il comandamento spinoziano: capire, non esaltare né condannare. E se ci si muove con l’obbiettivo di capire, te lo assicuro, si capiscono tante cose che prima neanche si sospettavano.
 
E quanto ho detto, ovviamente, vale anche per te, che non entrerai in nessun libro di storia. 
 
Dal punto di vista umano non ho disistima di nessuno. Ma dal punto di vista politico, la cosa è differente.

Non solo, ma se tu non avessi così scarsa memoria, ricorderesti che le stesse cose te le ho dette più volte, di persona e anche per iscritto, pubblicamente, come ora.

Dal punto di vista umano non sta a me assolvere o condannare. È lavoro per Dio. Dal punto di vista politico, però, posso e devo avere la possibilità di esprimere la mia opinione, e la mia opinione politica è chiarissima: sei un disastro. Te l’ho detto, te l’ho scritto, lo ribadisco qui per (spero) l’ultima volta.
 
Dal punto di vista umano hai mostrato di avere anche grandi capacità, forte volontà e determinazione. Ma hai studiato per fare il pediatra e non ho dubbi che, se avessi insistito, avresti potuto raggiungere grandi risultati – chissà, magari scoprire la cura per qualche patologia infantile. Il che ti avrebbe reso benemerito.

Invece, come dice Totò, l’hai buttata in politica. Un settore in cui non avevi alcuna competenza tecnica neanche basilare, né Storia, né Sociologia, né Diritto, o Economia, né tantomeno Filosofia: il bagaglio minimo che, al di là del talento personale, se c’è, ti consente di orientarti e dare il meglio per te e la collettività.
 

È come fare il medico senza conoscere l’anatomia o la patologia generale. Tu lo faresti? Io non mi ci vorrei mai trovare, né come paziente né, tantomeno, come medico.

 
Così, perfettamente sprovveduto delle basi, non hai potuto far altro che imparare le pessime abitudini di una pratica empirica sciagurata, in voga ormai da un secolo e mezzo, che ha condannato e condanna il Sud d’Italia alla prigionia clientelare e al sottosviluppo. E tra poco alla disperazione.

Così, da essere potenziale cura, per le tue capacità; sei diventato, per la tua infondata ambizione, parte integrante del male politico che sta uccidendo la nostra terra e la nostra gente.
 
La tua grande personalità e la tua piccola preparazione specifica spiegano bastantemente il tuo cursus politico. Senza basi, la personalità diventa vuota megalomania. Spinta da quella megalomania, la scarsa preparazione specifica produce disastri – tanto più devastanti quanto più ti autoconvinci di essere nel giusto (a priori). Il classico elefante nella cristalleria, che si spaventa dei mille riflessi della sua stessa immagine.
 
Queste stesse cose te le ho già dette in privato, nel tuo ufficio di Sindaco, tanto tempo fa, all’indomani delle mie prime critiche, delle quali mi hai chiesto spiegazione. Sono venuto e ti ho confermato queste stesse cose, che ora ti ri-confermo: umanamente, per quel tanto di umano che si può staccare dalle azioni, ti stimo. E mi eri (e mi sei) anche simpatico.

Ah – dicesti – allora vuoi dire che solo come politico…”. Esatto, ti confermai. E sorridesti di un sorriso che voleva dire più o meno: “Eh, sapessi quante cose devo fare, come politico, che non vorrei…“. E aggiungesti cose che non posso ripetere per non stimolare l’azzeccagarbugli giuridico che è in te o con te.
 
Tutto questo oggi te confermo. Il mio giudizio non è mutato. Come peraltro il tuo comportamento.
Perché sei un uomo che ha delle qualità. Ti manca la preparazione specifica. E soprattutto ti manca un po’ di memoria (politica) e di coerenza (politica). Che fanno sempre parte della preparazione specifica. Con tutto ciò che vi è (politicamente) correlato…
 
Ma v’è di più. Il sig. Mario Albrizio 9travalicando i limiti che circoscrivono l’ambito di esercizio del diritto di cronaca, ossia i limiti dell’interesse pubblico e sociale, della continenza e della verità dei fatti ha
anche qui, il giudizio è apodittico: decide lui limiti e travalicamenti. Mi chiedo perché continuiamo a pagare dei Giudici…;)

10proceduto alla disinvolta attribuzione di fatti bene determinati, 
cioè quali?
 
i quali 11pur non essendo stati apparentemente rappresentati con estremi circostanziabili di luogo, di tempo e di modo, sono stati sufficientemente delineati nel loro carattere e nei loro elementi essenziali, in modo che da essi ne sia derivato quell’aspetto di più agevole credibilità come fatto reale. Si fa particolare riferimento alle seguenti espressioni: “Così come il preside Montaruli non è uscito vivo dal tunnel in cui probabilmente proprio tu l’ hai precipitato: morto suicida qualche anno dopo. Una persona pulita, che non è sopravvissuta psicologicamente al più grande massacro didattico ed istituzionale della storia di questa città. Un comandante valoroso, sconfitto e privato di scalpo dal capo politicamente più sleale e selvaggio della nostra storia. Sono sicuro che c’è anche lui, con me, adesso. Insieme ad un intero liceo oltraggiato, violentato, saccheggiato e distrutto dalle tue orde barbariche”, la cui gravità emerge 
ah ecco. Si parla di “fatti” ma poi se ne cita uno solo. Il caso Montaruli. L’obbiettivo è evidente: accusare senza dire, perché altrimenti l’accusa, che è completamente infondata, gli si ritorcerebbe contro.

Probabilmente una provocazione per spingermi a fare chissà quale errore. Troppi telefilm, forse. Ma questo non è Perry Mason, amico mio. Questa è la realtà. I fatti cono chiari, documentati ed evidenti. La loro eventuale concatenazione causa-effetto la discuteremo davanti al Giudice, a cui fornirò ulteriori elementi di giudizio.

Ma sta di fatto che io NON ho fatto un’accusa specifica, causa-effetto; né mi sognerei di farla e, come ho già detto, se mai avessi potuto concretizzarla così direttamente, non avrei scritto un articolo ma avrei denunciato la cosa alla Magistratura tanto tempo fa.

 
Ma tutto è più chiaro quando si considera che dietro (e contro) i documenti, le scartoffie, le delibere, ci sono persone, carne, sangue, speranze, progetti, paure, sogni: in una parola, vita, o anima

E che (lo dico in generale, a mo’ di esempio) sventrare un’istituzione per ragioni clientelari non è cosa che rimanga su carte, o si traduca semplicemente in voti; ma è cosa che viene impressa, a fuoco, sulle anime. Che travolge quelle vite. Che chiede Giustizia. E che, se non la ottiene… Ci avevi mai pensato?
 
12la cui gravità emerge ictu oculi, sul piano della offensività penale in danno del sottoscritto querelante. 
E qui il capolavoro giuridico, nascosto dietro la stanca citazione da azzeccagarbugli. Perché l’offensività penale, o supposta tale, non viene supportata da fatti, citazioni, leggi, giurisprudenza consolidata, casi precedenti o affini o quant’altro. No. S’intende dimostrata Ictu oculi. Ad occhio.

Con lo stesso criterio si potrebbe confondere un pediatra con un pedofilo: tanto tutti e due, Ictu oculi, hanno a che fare con bambini.
Capito la differenza, Matteo?
 
13fatti, e solo questi – non le congetture, le ipotetiche versioni, non corroborate da alcun elemento probatorio, 

sempre sulla fiducia, eh? Era un articolo, non la requisitoria di un maxiprocesso. Possibile che ti sfugga la differenza? E sai benissimo che è tutto documentabile. Se ci sono o meno elementi probatori, perciò, amico mio, lasciamolo decidere al Giudice. Vuoi? Gliela diamo, questa facoltà?

 
14né mai fatte oggetto di specifico accertamento all’interno di un procedimento penale o civile – (Vds. l’espressione, “Sentenze gravi, relative a comportamenti giuridici (tuoi) gravi, … “)
qui si può tranquillamente chiedere ai soci delle cooperative cui sono arrivate le sentenze definitive (spesso pesantissime) per il reintegro delle somme di esproprio fuori mercato imposte da Capitan Fracassa ai legittimi proprietari dei suoli, una ventina d’anni fa, ex art. 51 usato a mo’ di clava.

Come mai, cari concittadini, vi lamentate e chiedete l’intervento del Comune se non vi è l’ombra di un procedimento penale o civile, di cui, ove vi fosse, dovreste solo ringraziare (e sia chiaro: Ictu oculi…;-) il nostro comune amico smemorato?

devono invero essere narrati in modo da evitare gratuite 15aggressioni dell’altrui onorabilità ed in maniera corrispondente tra quanto accaduto e quanto esposto.
E cioè? Quale sarebbe la maniera corrispondente? Boh… Perché a noi la corrispondenza appare oggettivamente perfetta.
 
Personale attribuzione di fatti e circostanze, quelle appena enunciate, non solo 16gravemente lesive dell’immagine, del decoro e dell’onore personale dell’odierno querelante ma anche 17astrattamente riconducibili – per la loro gravità, i contenuti e le conseguenze 17bastrattamente configurabili – alla fattispecie della calunnia. 
E qui, ahimé, tocchiamo l’altro vertice dell’intollerabilità e dell’imperdonabilità. Ma non astrattamente. Proprio nel concreto. Nella carne viva. Perché attribuire la calunnia è ben diverso dall’attribuire la diffamazione. E persino peggio.

La calunnia è un reato gravissimo, e lo è doppiamente per un filosofo, un operatore di Verità – perché presuppone non soltanto il falso (che sarebbe già grave) ma addirittura la volontà di offendere e far del male tramite il falso.

Eh beh, Matteo, questa non te la posso perdonare.
 
Intanto diamo una ripassatina al Codice, così magari anche l’estensore di questa querela calunniosa si da una rinfrescata:
 

Ingiuria, diffamazione, calunniaCommette il reato di ingiuria (art. 594 c.p.) chi offende l’onore o il decoro di una persona presente, ed è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a € 516,46.Commette invece il reato di diffamazione (art. 595 c.p.) chi offende l’altrui reputazione in assenza della persona offesa. In questo caso la pena è della reclusione fino ad un anno e della multa fino a € 1032,91.Dall’ingiuria e dalla diffamazione deve distinguersi il reato di calunnia (art. 368 c.p.) che si ha quando taluno, con denunzia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome, diretta all’Autorità giudiziaria o ad altra Autorità che abbia l’obbligo di riferire all’Autorità giudiziaria, incolpa di un reato una persona che egli sa essere innocente, oppure simula a carico di una persona le tracce di un reato. Per il reato di calunnia la pena è della reclusione da due a sei anni, salvo i casi di aggravante. La giurisprudenza ha chiarito che non è necessario che sia iniziato un procedimento penale a carico della persona offesa dal reato, essendo sufficiente la mera potenzialità che un tale procedimento si avvii.

Come si vede, l’ingiuria e la diffamazione si escludono tra loro: l’una si fa in presenza dell’offeso/ingiuriato o presunto tale; l’altra in assenza. Quindi, o l’una, o l’altra. Ma tant’è, visto che c’erano, le hanno contestate tutt’e due. Ictu oculi… Magari, come Totò e Peppino (ma senza la stessa simpatia) giacché c’eravate potevate attribuirmi anche un divieto di sosta. Non c’entra nulla neanche quello, ma così, tanto per fare mucchio.:(

E a nulla vale il fatto che io e te, Matteo, non ci parliamo direttamente (né ovviamente ci incontriamo) suppergiù da vent’anni. Anche volendo scendere a questo livello di discorso, l’unico modo in cui potresti subire ingiuria da me, è fartela da solo. Cioè in nessun modo. Ma tant’é, l’imperiosa richiesta dell’odierno querelante non ammette repliche: la punizione penale per ingiuria e diffamazione a mezzo stampa aggravate e calunnia.
 
Sorvoliamo sulla diffamazione, sulla quale deciderà il Giudice e che è l’unica fattispecie in cui sarebbe potuta rientrare eventualmente (molto molto eventualmente) la tua querela, sempre che ne ricorressero i presupposti, che NON possono ricorrere in quanto NON ho fatto che narrare il vero, e il vero, per sua natura, NON può essere offensivo.

Anzi, come ha scritto Aldo Moro (dal cui studio mi hai distratto), “Non ci si deve pentire per aver detto la verità. La verità è sempre illuminante”. Dovresti ringraziarmi.
 
Per il reato di calunnia occorrerebbe, come puoi leggere più su, che io abbia presentato (citiamo) denunzia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome, diretta all’Autorità giudiziaria o ad altra Autorità che abbia l’obbligo di riferire all’Autorità giudiziaria.
 
Ora, poiché io NON ho presentato alcunché, mi spieghi come esci da questa infamia?
Sei stato tu a presentare denuncia, non io. Possibile che neanche questo ricordi?
 

E aggiungiamoci per sovrappeso che nel documento fantasma, che non ho presentato, avrei dovuto anche incolpa(re) di un reato una persona che sa(pevo) essere innocente. Il che è impossibile, perché delle cose di cui esplicitamente ti accuso, sono sicuro che sei colpevole

E dell’unica cosa di cui, per ovvi motivi, data la natura del caso – non posso accusarti direttamente, e su cui sono costretto a rimanere nel campo delle ipotesi e della probabilità, ti stai quasi accusando da solo con l’insisterci sopra. E qui forse uno psicanalista potrebbe essere d’aiuto.

 
Ricapitolando: l’ingiuria tra noi due è impossibile. Eppure mi viene addebitata, e ne risponderai.

Quanto alla diffamazione e alla calunnia, c’è un solo documento che può tecnicamente contenerle e che in effetti senza ombra di dubbio le contiene: la tua scandalosa querela.
E nota bene che (citiamo ancora) La giurisprudenza ha chiarito che non è necessario che sia iniziato un procedimento penale a carico della persona offesa dal reato, essendo sufficiente la mera potenzialità che un tale procedimento si avvii.

Capisci cos’hai fatto? Mi hai calunniato con la tua stessa querela. Ti sei denunciato da solo!
 
 
18L’agente trascendendo, all’interno del suo articolo, il diritto all’esercizio di cronaca e critica dell’opera dell’odierno esponente
come sopra, inutile ripetersi;
 
ha 19profuso attacchi personali diretti a colpire su un piano individuale la figura morale del sottoscritto
personali? ma quando mai? non ho mai neanche detto che porti i baffi… sfido chiunque, che non ti conosca già per le tue “gesta”, a riconoscere qualcuno di personale, di individuale, di non politico/pubblico in Attila. Se dici che ti hanno riconosciuto, beh: chiediti perché.

In discussione è sempre stato il tuo disinvolto uso delle cariche pubbliche che hai rivestito e delle risorse che quelle ti hanno messo a disposizione. E solo in quel senso mi hai interessato, politicamente e civilmente (riferito alla civis, la città).

Tutto il resto della tua vita e della tua personalità, e lo dico col massimo rispetto, non mi interessa e non mi ha mai interessato, anche prima che fosse protetto dalle leggi sulla privacy.
 
Figura morale? Ma quale moralità? Pubblica o privata? Della privata, nulla quaestio, come sopra. Sono affari tuoi e della tua coscienza.

Ma la moralità pubblica è un’altra cosa: si comunica con le azioni, Matteo, oltre che con le parole, che a volte sono importanti, a volte sono fumo. In politica (quella politica che ahimé siamo condannati a vedere) quasi sempre fumo. E quale moralità pubblica/politica pensi che trasmettano le tue azioni pubblico/politiche?

Sventrare un Liceo, togliergli l’anima e affidarne la gestione a una cooperativa di parcheggiatori in cui sono stati forzosamente costretti a entrare i docenti (o quel che ne è rimasto) – è morale? Ti piacerebbe se lo facessero col tuo ospedale? Con la tua Asl? Col tuo ufficio?
 
Perché questo è il principio della moralità, amico mio. Fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te. O perlomeno non fare agli altri quello che non vorresti ti fosse fatto. L’hai sentito dire, qualche volta?
 
infatti nel caso in esame l’esercizio del diritto critica politica e di cronaca non è rimasto confinato nell’ambito di una seria esposizione oggettiva dei fatti e di una critica misurata ma è 20trasceso nel campo dell’aggressione alla sfera morale dell’odierno esponente, penalmente rilevante: “Sul tuo certificato elettorale dovrebbe esserci scritto a caratteri cubitali, per il bene di tutti: SE LO CONOSCI LO EVITI”. L’intero articolo pubblicato sul sito internet contiene 
A prescindere da quello che potremmo chiedere ai cittadini, in un qualunque sondaggio popolare, per vedere cosa pensino della tua capacità di rispettare le promesse (elettorali, s’intende) – forse ti chiarirà la memoria ricordare che hai cambiato partiti e alleanze più spesso che camicia, e che alla fine questo ha bruciato la tua credibilità su tutti i fronti.
Prima ti hanno conosciuto. Poi ti hanno evitato. Più confermato di così… Io non ho fatto che prenderne atto.
Qualcuno ha espresso questo concetto molto meglio di me. Eccolo qui sotto.


21l’evidente intento dell’agente di esprimere il proprio disprezzo per l’interlocutore e costituisce una 
sul disprezzo vale quanto detto per la disistima, ovvero è un’accusa assolutamente fuori luogo. Se non disistimo nessuno, a maggior ragione non disprezzo nessuno. Posso disprezzare comportamenti, disvalori e un mucchio di altre cose. Le persone, mai. Non è mai successo, né mai succederà.

Anche se questa parola, lo so, per te sarà come una bestemmia, te lo ripeto: sono un filosofo, un medico dell’anima. E le persone, tutte, hanno un’anima. E anche quando quell’anima soffre, e di conseguenza produce comportamenti eticamente riprovevoli, potrei disprezzarla con la stessa probabilità che un buon medico empirico disprezzi un malato o una malattia. Ovvero, nessuna. I veri medici li aiutano, i malati; non li disprezzano. E così sto facendo con te.

La prossima volta, prima di fare altre sciocchezze, offrimi un caffé. Saprò suggerirti soluzioni migliori.

22plateale offesa al prestigio, all’onore, al decoro ed alla dignità del sottoscritto e tanto emerge anche dalle modalità complessive con le quali le notizie all’interno del medesimo articolo, vengono date:; “Attila (Lettera a Matteo); “…Boss politico”; “Non avevo neanche minimamente idea dell’inferno clientelare contro il quale mi aveva chiamato il destino”; “Tutti i colleghi e il personale ATA furono avvicinati da Attila o dai suoi soldati”.

Su questo ci siamo già pronunciati e può bastare. Aggiungo solo che Boss è parola di origine anglosassone. Vuol dire Capo, padrone. Seguito da un aggettivo, ne assume la qualifica. Boss politico significa pertanto capo politico. Il che, incontrovertibilmente, è (stata) realtà. Qualunque altra cosa tu o l’estensore abbiate interpretato, sta nella vostra testa, non nelle mie parole. E circa l’auto-interpretazione vale ciò che abbiamo detto più su.
 
Il contenuto della lettera è stato poi letteralmente riprodotto in un manifesto e/ cartellone elettorale, che dir si voglia, affisso per le pubbliche vie della cittadina di Ruvo di Puglia in data 24.05.2011 a firma di tale “Comitato di liberazione per Ruvo di Puglia”, con evidente lesione, grave e volontaria, della mia reputazione, dignità morale, onore e decoro. Il cartellone, che, in calce, invita espressamente a 
23votare l’esponente della colazione politica opposta, candidato sindaco Vito Nicola Ottombrini, è stato poi addirittura esposto 
io non volevo crederci, amico Lettore, ma ha scritto proprio così. Mi sono stropicciato gli occhi, ma era ancora lì. Allora ho pensato: sarà un errore del software di riconoscimento testi. Può capitare. Sicché controllo il cartaceo, certo di dover correggere. E invece no. Ha scritto proprio colazione politica. Colazione politica opposta. Colazione!
 
Ora, noi siamo gente semplice. In buona fede. E crediamo ai refusi. Ma i nostri amici psicologi chissà quante cattedrali costruirebbero, su un lapsus del genere…;-)
 
Prima i soldati al posto dei sodali. Poi la colazione al posto della coalizione.
Ma questi soldati che fanno colazione nella tua testa, Matteo, quanto altro danno devono fare, a te e a noi tutti, prima di essere archiviati, e che si possa passare ad altro?
 

Si chiude così, in questo modo così tristemente comico, la storia di questa querela malnata. Fondata sul nulla, frutto di un freddo calcolo elettorale strumentale e opportunistico (e pertanto sbagliato), sgrammaticata, sintatticamente cadente, argomentata ancor peggio, appesantita da stanche citazioni di latinorum, senza rispetto per la verità, offensiva, diffamatoria e calunniosa – scritta da gente che non ha rispetto per chi la leggerà, PM o Giudice o accusato che sia, e neanche di se stessa, dell’immagine che da di sé, visto che non la degna neanche di un semplice controllo ortografico, se non altro per evitare bestialità.

 
È proprio vero. La fretta fa i figli ciechi. A volte, per evitare di cacciarsi nei guai, basterebbe ricordare un pizzico di saggezza popolare.
 
in fede
sig. mario albrizio

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