il Golpe sotto il casco



 
A mente fredda, è difficile sfuggire all’idea che tutto fosse pianificato. Ma non dai Black Bloc, né dalla Polizia né tantomeno dagli inermi cittadini che manifestavano legittimamente pacificamente il loro disagio.
 

 

 



Pensiamoci.

Se, essendo cittadini, avessimo, come abbiamo, un milione di ottime ragioni per protestare, avremmo però un solo modo per passare dalla parte del torto: usare la violenza.

E se volessimo, essendo forze dell’ordine, restare intrappolati e bersaglio di ogni sampietrino e di ogni strumento incendiario, non dovremmo far altro che mandare i nostri furgoni proprio al centro della folla.


Non potendosi procedere a stragi di massa (a rendere i manifestanti “grasso per le ruote dei blindati” come ha elegantemente sintetizzato uno dei poliziotti intervistati), il destino dei poveri poliziotti o carabinieri o quel che altro potevano essere, era segnato.

Pensiamoci.

Sono stati caricati i manifestanti e non i Black Bloc. Sono state mandate allo sbaraglio le forze dell’ordine, impietosamente inquadrate mentre “le prendono” apparentemente impotenti da qualche manipolo di scalmanati armati di pietre: un improbabile Golia che trasforma dei pirla in coraggiosi Davide e li moltiplica.

Si è lasciato che la capitale del paese fosse messa a ferro e fuoco da qualche centinaio di idioti e violenti che pensano di cambiare il mondo a sprangate. 

Non può essere (solo) la solita cialtronaggine del potere all’italiana, così come siamo abituati a vederlo. Non possono essere tutti deficienti. Anche perché i responsabili dell’ordine pubblico vengono considerati del tutto all’altezza dai loro stessi uomini (quelli, per intenderci, mandati allo sbaraglio).

Allora ci deve essere dell’altro.

Non dico le “menti raffinatissime” di cui parlava Falcone. Ma senza dubbio i furbetti del quartierino politico-mediatico, nel senso lato del termine, comprendendo il sottobosco politico, i servizi o parte di essi e così via. La solita storia.

Maroni? Senza dubbio dovrebbe dimettersi.

Ma indicare in lui il regista del disastro è davvero fuorviante. Maroni non è un disonesto; e, per giunta, non è certo una mente raffinatissima. Né un furbetto del quartierino.

No. Ci dev’essere dell’altro per spiegare questa strage cercata e mancata per poco. Ma una strage che invece c’è stata eccome dal punto di vista mediatico, e che ha messo in ginocchio l’immagine di un paese già così provato e al centro dello scontro politico-finanziario mondiale.


Per capire qualcosa in più bisogna entrare nei Black Bloc, la milizia apparentemente improvvisata che ha consentito agli oscuri pianificatori di raggiungere il loro obbiettivo: trasformare la protesta in disordine, le vittime in ribelli, e far salire dal Paese il grido “ordine, ordine” con i nostalgismi maroniani e dipietristi nientemeno che per la famigerata legge Reale.

Il web può fare molto per questo. Ma anche lei, ministro Maroni, prima di rassegnare le sue sacrosante dimissioni, ci metta del suo: mandi i suoi uomini migliori a sfondare le linee dei Black Bloc (che a quanto pare sapete benissimo dove trovare) – a togliere  loro i caschi, mostrare i loro volti e vedere chi sono, per capire chi li  manda.

Sono sicuro che avremmo delle grandi sorprese.

 
mario albrizio