Libera nos a ma(ia)lo!

13 febbraio, una domenica di donne



Di domenica, oltre alle inevitabili incombenze casalinghe, si può avere un’alternativa.

Scegliere di raggiungere Bari, fermarsi in piazza Prefettura ed osservare.

E’ solo l’inizio e poche persone, prettamente donne, arrivano l’una dopo l’altra, con insolite scritte su cartelli o striscioni srotolati con apparente indecisione. 

Sulla destra, altre dieci, forse quindici, alloggiate sugli scalini del Teatro Piccinni, declamano prontamente: “Vogliamo la casa!”, mostrando un invito stampato a caratteri cubitali per la partecipazione ad un insolito spettacolo all’aperto: “L’emergenza abitativa entra in scena per narrare il teatrino della politica barese…”.

Incuriosita, ho creduto di essere capitata, probabilmente, in un luogo diverso da quello che ritenevo di aver raggiunto… ma resto col dubbio.

Ancora nitido percepisco lo scalpiccio, sull’asfalto, di persone che cercano altre e che, con saluti da lontano ed abbracci liberatori, si spingono verso un unico spazio che segna l’inizio di un percorso non ancora cominciato.

Una corona d’aglio, sulla testa di una donna fiera della sua acconciatura, preannuncia l’ inaspettata presenza di “vampiri” e quant’altro…

Donne, molte, sempre più, si chiamano e si aggregano. Ormai una folla è la sola visione, davanti a me, unita in un’identità distintamente visibile, dove il simbolo sessantottino della femminilità, dipinto su una guancia di una ragazza avvolta dai colori, evidenzia la natura di quello stare insieme.

Libere di agire, capire, reagire”,
Né perbene, né permale ma per il mio piacere – più desideri, più pensieri”,
Da sempre per la libertà delle donne”,
Così ho capito perché avevo fatto il femminismo, per far esistere l’altra, così che lei faccia esistere me”,
ed ancora

 “Libera nos a ma(ia)lo!




 “Un puttaniere non rispetta le donne, quindi io non lo voto!

Innumerevoli slogan  e citazioni danno il via ad un corteo tutto al femminile, con uomini-amici di tante donne, dove l’età giovane o matura non esclude nessuno.

Procede, accanto a me, gente che urla in modo composto:” Se non ora, quando? Sempre!” Questo è un invito alla lotta non belligerante.

Repentinamente, il gruppo “antagonista”, che poco prima sostava impaziente sui gradini del Teatro barese, raggiunge la testa del corteo ed urlante esclama in sequenza:” Via la classe politica da questa manifestazione!”, … ”Siete la negazione di voi stesse!”,… “Fuori la sinistra da questa piazza!”… 

Ma la competizione continua e il corteo, ora ancor più numeroso, replica tenacemente:” Da sempre per la libertà delle donne!”… e via via contro presidente e sessismo…

Un momento decisamente caldo, in questa mattina dove nuvole, spudoratamente irrispettose della celata brezza primaverile, reclamano l’appartenenza assoluta ad un cielo carico di un timido azzurro.

Le une in contrapposizione alle altre ma identiche, perché donne che denunciano, in un contesto di nonviolenza, le proprie idee, il bisogno di chiarezza, il desiderio di progresso e di libertà collettiva, di rispetto dell’unicità femminile, della forza spirituale e culturale, di trasparenza e dignità politica.


Tra le antagoniste in questo preciso istante c’è un tangibile vuoto di pochi metri … occhi che si guardano e nel mezzo c’è un uomo, apparentemente incurante del moto attorno a lui. Un uomo seduto sul bordo di una fioriera che canta a squarciagola note di un sapore fresco…:” Dove sei stata, cos’hai fatto mai? Una donna, donna, donna dimmi, cosa vuol dire sono una donna ormai?…” 

Un’immagine palesemente esplicativa in quel contesto colorato da contrasti ma paradossalmente  in perfetto equilibrio, non dissonante, armonico ed eterogeneo.
Impossibile distogliere lo sguardo dall’interezza di tale visione.

Una voce maschile accanto a me commenta:” In qualsiasi altra manifestazione simile sarebbe già scoppiata una guerriglia, con botte ed insulti… solo voi donne siete capaci di un comportamento talmente dignitoso…!”

Mi volto verso di lui che, sorridendomi, annuisce. Si allontana per continuare a vigilare  nel rispetto della sicurezza pubblica.

Ridondante, si imprime in me la sensazione multiforme, riflessa da ”La canzone…”, quella “… del sole”, di una domenica mattina come tante altre, in cui la molteplicità espressiva dona luce, non solo a me, ma a molti, quasi a tutti.

La manifestazione continua ed anche i miei pensieri… noi donne, capaci di salvaguardare ed alimentare forze differenti, potenzialità nascenti, idee colme di originalità e spirito solidale dove bellezza, ragione e spirito convogliano in un unico circuito vitale, nell’energia dell’amore, del sapere e dell’agire.

Osservatrice d’assalto”… sarà forse la mia vocazione alternativa…? 



Raffaella Anna Dell’Aere